In tutti i reparti dell’ospedale lavoravano più di 150 persone. Alcune vennero trasferite da altre unità militari, ma vi erano anche molti che furono portati all’ospedale malati o feriti, e dopo le cure iniziarono ad aiutare a loro volta il personale. Prima dell’inizio della guerra queste persone svolgevano professioni diverse. La maggior parte di loro erano operai, fattori o artigiani, ma c’erano anche studenti e impiegati. Le circostanze li portarono a diventare infermieri, costruttori, economi: mestieri utili in tempi di guerra.
Durante gli anni antecedenti alla guerra, Vencelj prese in gestione la fattoria “pri Cmilku” a Dolenji Novaki, situata sul versante di Škofje, nella parte opposta alla gola Pasice. Era parente di Podnjivški da parte della famiglia della madre. Ebbe molti figli dalla moglie Frančiška. Nel 1942, suo cugino Metod Mlakar lo convinse a unirsi al fronte di liberazione nazionale. Aiutò a raccogliere materiali e fondi per le truppe partigiane, consegnò la posta e distribuì volantini. Adibì il fienile della sua casa a rifugio per le pattuglie di ricognizione partigiane che, prima della capitolazione italiana, passavano spesso da quelle parti. Nell’autunno del 1943, dopo il primo bombardamento di Cerkno, la sua casa ospitò l’ospedale mobile. Fino al marzo del 1944, fatta eccezione per un breve periodo, ricoverò da 3 a 12 feriti. Da marzo fino alla fine della guerra, la casa fu sede della centrale operativa dedicata alla comunicazione dell’ospedale partigiano Franja. Ciascun ferito e malato doveva passare per la centrale, per cui gli venivano bendati gli occhi prima di essere trasportati all’ospedale. Nel settembre del 1944 costruirono a cinque minuti a piedi dalla casa una baracca di legno in cui nascondere i feriti in caso di pericolo. La baracca era destinata anche ai malati che non avevano bisogno di cure nell’ospedale. Venne usata fino alla fine della guerra.